La Cultura Aziendale del Futuro: Iperspecializzata o Trasversale?

Con una cultura scientifica e tecnologica così ampia, per tutti i professionisti si impone la specializzazione in un determinato ambito, pena l’esclusione da una società che richiede competenze approfondite. A supportare questa tendenza sono le università, le aziende, e di riflesso anche le società di selezione.

A dare il primo imprinting in questo senso è il mondo dell’istruzione, che propone programmi di studio sempre più specializzati per studenti sempre più giovani. Nascono così istituti superiori già improntati sull’approfondimento di materie specifiche come informatica o biologia, a cui seguono corsi di laurea che evitano di proporre insegnamenti di materie di base per cominciare fin da subito con argomenti di approfondimento.

Anche le aziende premiano un percorso, prima formativo e poi di carriera, coerente e lineare. In fase di selezione i profili richiesti sono quelli provenienti dallo stesso tipo di business, con la stessa formazione universitaria ed un percorso di sviluppo che proceda senza esitazioni ed interruzioni, senza ripensamenti e cambi di direzione. Di riflesso anche il mondo della selezione utilizza gli stessi criteri, storcendo il naso di fronte a curriculum vitae che presentano profili un po’ eccentrici, divisi tra aree professionali ad un primo sguardo inconciliabili.

Il rischio? Un mondo composto da professionisti iperspecializzati nella loro nicchia di mestiere, poco abituati ad uscire dalla loro comfort zone per approcciare il problema da un altro punto di vista. Isolata all’interno del proprio recinto professionale, questa tipologia di lavoratori è sicuramente in grado di svolgere il proprio lavoro così come stabilito, ma sarebbe anche in grado di portare all’azienda quel plus indispensabile per rispondere alle nuove sfide del mercato?

Il modello di riferimento dovrebbe essere quello del professionista multipotenziale di stampo rinascimentale, come lo scienziato-pittore Leonardo da Vinci o il letterato-architetto Leon Battista Alberti. Senza guardare troppo lontano e tenendo in considerazione i mutamenti della società moderna, si può pensare all’icona Steve Jobs, che nel suo celebre discorso all’università di Stanford, ricordava quanto ogni diversa esperienza formativa, compreso il corso di calligrafia, avessero contribuito a sviluppare il suo pensiero innovativo e rivoluzionario. Da un lato bisogna accettare il fatto che non è possibile essere dei tuttologi a 360°, dall’altro diventa strategico intercettare quei talenti che sono in grado di avere una visione globale e trasversale, alla base di creatività ed innovazione, ingredienti indispensabili per ogni azienda moderna. La strada è scivolosa per chi sceglie nuovi collaboratori a propria immagine e somiglianza, ma anche per chi non diversifica il business.

La trasversalità premia le aziende, sempre più chiamate a misurarsi con un grado di complessità mai visto in passato. Il valore aggiunto si crea con la diversità e con la contaminazione.

 

SCR Selezione e Consulenza per le Risorse Umane S.r.l.
Associato CRESCITA